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Carmen Moscariello
Il libro si distingue nettamente anche per il contenuto e la tensione civile e stilisstica da ogni altro


“….Amelia era nata proprio a Parigi il 28 marzo 1930 e la madre era l’inglese Marion Cave. L’atroce morte del padre, poi la vita raminga con la famiglia prima in Inghilterra, poi negli Stati Uniti, prima del ritorno nella patria italiana, spesso immemore e ingrata, incisero profondamente nella vita psichiche e furono alla base del suo inestirpabile male di vivere, pur coraggiosamente, eroicamente contrastato con l’impegno poetico, culturale, civile.”
Molti fili del libro critico, poetico, autobiografico di Carmen Moscariello conducono a Formia, perchè anche l’interesse verso Scotellaro rimanda ad incontri avuti nella cittadina sudpontina, non solo col citato Vittorio Foa, seguace di Carlo Rosselli, giellista in gioventù e per questo arrestato e carcerato per anni, amico quindi naturale della figlia del grande Martire, ma anche con Pietro Nenni.
Il grande leader del socialismo italiano, che aveva a Formia una villa di quiete e di riflessione, era legatissimo non solo ad Amelia, ma anche a Rocco Scotellaro, che era stato non solo “il poeta della libertà contadina” (come recita la scritta sulla casa natale), ma fondatore, già nel 1943, della sezione socialista del suo paese lucano, Tricarico, e poi anche sindaco di esso, il più giovane d’Italia. Si ricordi che Pietro Nenni e Carlo Rosselli furono legati da vincoli profondi, se si tiene presente solo che fondarono insieme a Milano nel 1926, dopo l’assassinio di Matteotti ed il consolidamento del regime fascista, un periodico di rinnovamento socialista, dal titolo “Quarto Stato”.
Il legame della Moscariello con Formia si spiega non solo con l’esperienza professionale, col suo magico paesaggio e col suo raro clima mite (così diverso da quello del natale paese interno irpino della Moscariello, Montella), ma anche con le opportunità che ha offerto di incontri e di esperienze, che l’hanno arricchita dal punto di vista umano, culturale, civile. Ed ella ha restituito (come tanti e tante personalità che hanno scelto di venire a risiedere a Formia) non poco alla città con l’impegno di pubblicista, con l’animazione culturale, con un premio letterario, che dura da anni, intestato ad una rara, cara memoria antica femminile di Formia, Tullliola, la figlia di Cicerone, che qui visse e morì, con tumulo presso quello imponente del padre, che illumina ancora oggi, con la sua singolare imponenza e architettura, la via Appia appena fuori Formia, andando verso Gaeta ed Itri.
Il libro di distingue anche nettamente per il contenuto e la tensione civile e stilistica dalla egemone letteratura locale, dominata da desolate tendenze solipsistiche, estetiste, nostalgiche, medievalistiche, o peggio clerico-borboniche-antiunitarie e antiliberali, postfasciste o qualunquiste, estranee, peggio anacronisticamente ostili, alla modernità, che offendono, rimuovono, tendono a capovolgere spesso, in modo dilettantesco e incolto, il volto storico, nobile ed alto, che mai potrà essere oscurato o infranto, del Sudpontino
Nicola Terracciano